Trentuno dicembre
Si spengono le luci. Lo spettacolo finisce. Sipario. Dietro la tenda rossa, un sospiro di sollievo. E’ fatta. Ce l’ho fatta. La prima. L’unica. A braccio. Senza copione. E’ così che funziona. Con gli occhi chiusi rivedo le scene, una dopo l’altra. Le frasi che mi sono persa, le battute in cui mi sono inceppata, la risata isterica, il pianto non programmato, gli applausi inaspettati, i silenzi inattesi. Qualche sguardo coinvolto, qualche volto disattento, qualche cellulare di troppo, qualche sorriso beffardo, qualche espressione stupita. E l’ultima battuta, non ancora detta. Sipario. Finisce anche quest’anno. Pieno. Intenso. Di passaggio. Un solo atto, uno di mezzo. Sento addosso il peso di questa tenda rossa. Il copione scarabocchiato nascosto sotto la sedia al centro della scena. Con la matita accanto. Mezza punta. Il giradischi ancora non tace. Le luci del palcoscenico ancora fumano. Le polvere torna sul pavimento e su ogni superficie. Smette di muoversi. Pe