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Visualizzazione dei post da dicembre, 2019

Trentuno dicembre

Si spengono le luci. Lo spettacolo finisce. Sipario. Dietro la tenda rossa, un sospiro di sollievo. E’ fatta. Ce l’ho fatta. La prima. L’unica. A braccio. Senza copione. E’ così che funziona. Con gli occhi chiusi rivedo le scene, una dopo l’altra. Le frasi che mi sono persa, le battute in cui mi sono inceppata, la risata isterica, il pianto non programmato, gli applausi inaspettati, i silenzi inattesi. Qualche sguardo coinvolto, qualche volto disattento, qualche cellulare di troppo, qualche sorriso beffardo, qualche espressione stupita. E l’ultima battuta, non ancora detta. Sipario. Finisce anche quest’anno. Pieno. Intenso. Di passaggio. Un solo atto, uno di mezzo. Sento addosso il peso di questa tenda rossa. Il copione scarabocchiato nascosto sotto la sedia al centro della scena. Con la matita accanto. Mezza punta. Il giradischi ancora non tace. Le luci del palcoscenico ancora fumano. Le polvere torna sul pavimento e su ogni superficie. Smette di muoversi. Pe

Nascondino

Perché continui a fidarti di me? Lo sai da sempre che dico un sacco di stronzate. Mi piace così, va bene così. Va bene a me, va bene a tutti. Va bene anche a te, in fondo. Io davvero non capisco perché continui a fidarti. Io mento. Se mentire significa distorcere la realtà, mostrarne solo una parte, magari la parte migliore, quella più interessante, meglio ancora quella che tutti si aspettano, allora sì, io mento. Possibile che lo dimentichi ogni volta? Io mento, sempre. E tu continui a fidarti, incredibile. Hai un gran coraggio, sai? Tutto il coraggio che io non ho. Perché continui a fidarti di me? Lo sai benissimo che mi piace nascondermi. Lo sai così bene che per quanto io mi nasconda, tu sai sempre dove guardare per trovarmi. Tu mi trovi, sempre. Per questo ti fidi di me. Per questo mi fido di te.

Primavera

Ti racconto una storia. Ti racconto un inverno. Ti racconto di quando quel giorno nel vento volavano foglie volavano fogli volavano voci confuse di due innamorati persi nei vicoli di un paese senza nome ad attendersi ad attendere la primavera la prima vera prima volta. Ti racconto la storia di quando l'inverno finiva in un abbraccio in un istante in uno sguardo distratto da un'improvvisa primavera. Ti racconto la primavera.

Scarabocchi

Ti piacciono gli spazi da riempire, lo capisco dai vuoti delle lettere che riempi di inchiostro sui libri, dai quaderni scarabocchiati fino agli angoli con le parole e i disegnini che strabordano dai margini, dai silenzi che interrompi sorridendo. Non capisco se ti disturba il bianco, se ti spaventa il vuoto, oppure se non riesci semplicemente a conservare dentro quello che senti, o se vuoi solo lasciare che il niente diventi qualcosa qualunque cosa magari inutile, sporca magari nuova. Poi lo so che vuoi cancellare, tornare indietro al bianco al foglio al vuoto. Ti vedo mentre ti nascondi nel tuo vestito colorato sotto la sciarpa dietro quel ciuffo di capelli disordinati come te. Ti vedo mentre ti fai anonima piccola come per scomparire e resta il segno sul foglio della tua penna nelle lettere del libro senza più spazi vuoti.